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3.7.09

Johnny Guitar (id., 1954)
di Nicholas Ray

Finalmente recupero quest'immancabile della filmografia di Nicholas Ray, un film assolutamente all'altezza delle lodi arrivate da tutte le parti, uno straordinario western non-western. E poi ogni western, ma che dico?! Ogni film! con Ward Bond andrebbe visto.
Infatti Johnny Guitar sembra che sia stato scritto per essere un perfetto film western ma poi diretto per essere un noir. E probabilmente è così visto che il soggetto viene da un romanzo.

I temi messi sul piatto infatti sono classici del genere. C'è la donna contesa (c'è anche un uomo conteso), c'è la frontiera che scompare per l'arrivo della ferrovia, un accenno di fine del mito del west, c'è l'uomo solo contro tutti e c'è pure lo showdown finale. Ma poi nello svolgersi il film adotta strategie da vero noir perchè racconta di personaggi disperati che hanno un passato da lasciarsi alle spalle (che è una cosa tipica dei film di Ray), che vogliono amarsi contro tutti e soprattutto contro il destino, racconta di un mondo violento sia fisicamente che moralmente, utilizza i mutamenti di atmosfera per parlare dei mutamenti interni ai personaggi ed è anche lungamente ambientato in un locale.

Ma quest'unione non basta. Johnny Guitar infatti va ancora più in là utilizzando il colore in una maniera originalissima (anche perchè lo standard usato era lo stranissimo Trucolor) per comunicare con più forza il sottotesto del film, sulla tolleranza e l'imperante caccia alle streghe, ma anche le passioni (con tutta la metafora del fuoco che sfocia nell'incendio).
Esiste un rigore e una lucida geometria nel descrivere i sentimenti che pervade l'intera pellicola e che fa sì che i personaggi archetipi sia da western che da noir risultino credibili e veri pur nella loro programmatica poeticità (e quest'unione perfetta e godibile di due archetipi forse è l'espediente di maggior efficacia, per spiegare il quale basterebbe anche solo l'immagine di sinistra). Parlano per frasi secche, per slogan e affermano passioni che non conoscono mezze misure, eppure quando Vienna al buio della sera, illuminata da un faro solo in volto, piange confessando di aver sempre aspettato Johnny è un momento di quelli che non si scordano facilmente.

7 commenti:

Thomas Morton ha detto...

"Ogni film con Ward Bond andrebbe visto".

Quoto. Tutta la vita.


Christian ha detto...

Gran film, dominato fra l'altro dai due personaggi femminili (cosa insolita in un western).
E poi la Crawford... "Mai visto una donna più uomo di lei"!


gparker ha detto...

Si Ward Bond è un grande, io l'ho scoperto in Il Sentiero Della Gloria e poi la conferma è arrivato in quel western di Ford con Wayne in cui si ricalca la storia dei re magi, ora il titolo mi sfugge.
Un mito.


Quando la Crawford poi scioglie di colpo tutta la sua durezza è un momento veramente unico. Preparato e poi spiattellato alla grande.


carlito ha detto...

oilà parker, non trovo più il tuo post pro digitale terrestre. volevo darti questa chicca http://www.mantellini.it/?p=6927


gparker ha detto...

porca vacca! Incredibile...
Ora posto e linko.


Thomas Morton ha detto...

"Three Godfathers" – "In nome di Dio"

A me piace un sacco in "Sentieri Selvaggi" (che avrò visto una ventina di volte, ormai).


gparker ha detto...

Si è veramente un grande. Quegli attori di secondo piano che ti reggono le fondamenta di un film.


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