PANORAMA
BERLINALE 2013
La dura vita del tassista di Giacarta è raccontata come un noir, tra prostitute in cerca di redenzione, criminalità che le controlla e una totale assenza di amore, inteso come sentimento elevante. Il protagonista inoltre è preso in una spirale di perdizione, scende giù in un baratro che condiziona le sue azioni a partire dal momento in cui è vittima del desiderio carnale. Alla struttura noir però Something in the way associa una messa in scena completamente diversa, solare (almeno di giorno) e ieratica, dove i fatti accadono addosso al personaggio principale, il quale li subisce e li ingloba come un blob fino all'esplosione finale.
Il mix di idee non funziona sempre e se non ci fosse la struttura in capitoli a dare ritmo all'evoluzione del protagonista questa non sarebbe sempre chiara.
Ossessionato dalla pornografia Ahmed non riesce a trovare una vera donna, ascolta i dettami del corano ma non riesce a trovarne applicazione se non in un clamorosa e disperata chiusa in cui fraintende tutto il fraintendibile.
Sebbene avesse parecchie carte in mano il film non riesce a metterle insieme per fare un punto valido, gira tantissimo a vuoto, sfiora i temi più interessanti e in certi momenti sembra chiedere aiuto allo spettatore per compiere l'ultimo passo, quello decisivo. Di contro lo spettatore è lì a chiedergli disperatamente di fare qualcosa. Qualunque cosa!
2 commenti:
sembra la versione scarsa del cattivo tenente...
solo che il protagonista invece che essere uno pericoloso è un nerd. E non c'è la religione.
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