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7.9.14

Recensione ad personam
Io sto con la sposa (2014)
di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry

Questa è la prima e probabilmente l’ultima recensione ad personam del blog. È stata scritta per una lettrice in particolare, Giulai, prima commentatrice in assoluto e per anni colonna del blog (quando non c’erano i social network e ci si ritrovava a parlare nei commenti). Giulai ha partecipato alla campagna crowdfunding del film in questione, quindi ne è co-produttrice, ma non essendo al Festival di Venezia non lo poteva vedere, così mi ha chiesto di vederlo per lei (di mio l’avrei evitato accuratamente). Vista la situazione mi sembrava più corretto scrivere la prima (ed unica) recensione ad personam di questo blog, tarata sui gusti e le aspettative di un lettore solo. 
Siete avvertiti, potete anche passare oltre.

Innanzitutto, non so se lo sapevi quando hai donato, ma non si tratta di un film propriamente detto, gira più dalle parti del documentario. Ad ogni modo, per comodità riassumo la trama: è il viaggio di alcuni immigrati clandestini (palestinesi che vengono dalla Syria) dall’Italia alla Svezia, paese in cui le legislazioni sono più favorevoli alla loro categoria ma nel quale (per la medesima ragione) è molto difficile entrare senza essere beccati. La comitiva che compie il viaggio è composta dai suddetti immigrati ma anche da alcuni cittadini italiani (e quindi europei) regolari che decidono di accompagnarli rischiando grosso (le pene per favoreggiamento dell’immigrazione non sono leggere) pur di aiutarli.

L’idea al centro di tutto è di una potenza cinematografica rara, e quando l'ho capito ho capito anche cosa ci ha visto tu per donare, perché è quel genere di trovate che ti rendono il film piacevole, che spostano un racconto “d’impegno” nel terreno dell’intrattenimento: per evitare i controlli tutti si vestono da corteo matrimoniale. Ci sono i due sposi e tutti sono vestiti da cerimonia. Con questa finzione sperano di non essere fermati. 
Dunque persone disperate che rischiano grosso cercando di migliorare la propria vita con un piano che è tanto rischioso quanto esilarante, girano vestiti a festa per i confini d'Europa. Il film purtroppo non è così, non indugia su questa componente né sfrutta le potenzialità del fatto che questi stanno passando davvero diversi confini (Italia-Francia, Francia-Germania, Germania-Danimarca e infine Danimarca-Svezia) sempre vestiti da sposi! Cioè c’è una parte di realismo grottesco (ripeto: sul serio attraversare confini, alcuni tra i monti a piedi, vestiti a festa) che non è per nulla resa come dovrebbe. Poteva sembrare la vera storia di un film di Kusturica, ma non è, poteva essere un modo paradossale di riflettere e "mostrare" l'assurdo di alcune legislazioni e invece no.

Perché il film che hai finanziato, ahimè, più che un film è un reportage televisivo fatto bene, non ha le caratteristiche d’intrattenimento del cinema di finzione né quelle di profondità del cinema documentaristico migliore. È un viaggio in cui uno dei componenti riprende tutto, non c’è un occhio che dia un punto di vista drammaturgico o una lettura seria alla cosa, sono solo i fatti per come si sono svolti più alcune discussioni tra i presenti. Con questo intendo dire che spesso è noioso.
Di quel che poteva essere (cioè una cronaca appassionante di un’impensabile maniera di conquistare i propri diritti umani da parte di una banda scalcinata) non c’è niente. 
Nonostante tutto ciò nel finale potresti lo stesso commuoverti un pelo conoscendoti e all’ultimo minuto pensare che comunque ne valeva la pena di dargli quei soldi a 'sti disperati.

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