È leggerissimo quando vuole Assayas. Se non decide di pestare i piedi a tutto il film con una visione eccessivamente personale della storia (Qualcosa nell'aria) è tra i cineasti della contemporaneità la cui forza è più simile a quella dell'acqua, si adatta ad ogni contenitore e penetra ovunque con gentilezza. Stavolta si adatta ad una storia di due donne, di età molto diverse (una ha quella di Juliette Binoche, l'altra quella di Kristen Stewart), chiuse in un rapporto non ben chiaro (almeno personalmente, perchè professionalmente sono l'una l'assistente dell'altra) che Assayas si diverte molto a raccontare attraverso varie tecniche.
La più evidente è quella della metafora. L'attrice interpretata da Juliette Binoche accetta di recitare in un'opera teatrale di un autore che le era molto caro ed è recentemente scomparso, in quel dramma esordì anni prima nel ruolo della giovane rampante mentre ora dovrebbe essere la sua controparte, la più anziana e dura superiore. Nel provare la parte con la sua assistente assieme alla quale è come in ritiro in Svizzera si inscena una specie di gioco del gatto col topo. Recitano i ruoli e sembrano parlare sul serio tra di loro, hanno il medesimo rapporto di quei due personaggi? Non è chiaro, di certo la loro esperienza insieme è vicina alla fine, sono troppo diverse e quell'isolamento montano non aiuta.
Dall'altra parte c'è l'attrice giovane ed emergente che farà il ruolo della ragazza (Chloe Grace Moretz) tempestata dai paparazzi perchè diventata famosissima con film di supereroi (di cui Assayas gira qualche scena parodia di un umorismo snob esilarante), la sua presenza, la sua fama e il fatto che sia ritenuta molto brava sebbene non si misuri che con film commerciali, è un altro elemento che fa traballare ogni cosa.
Il film procede con una calma invidiabile, con la sicurezza di chi sa come dire quel che gli preme e come lasciar sospeso ciò che desidera scatenare. Tra diverse scomparse (alcune per la fine della vita, altre misteriose ma spiegabili) la vita di questa grande attrice arrivata nella fase della maturità si scontra, stride e poi, in un finale che non è troppo diverso da quello bellissimo e conciliante di Clean, sembra distendersi di fronte all'inevitabile. Un piccolo contrasto durante le prove e finalmente quel ruolo che sembrava non incastrarsi bene con la sua vita le calza a pennello e tutto è in armonia, con un sorriso che ha il sapore della grandissima chiusa.
Nella Binoche che con pochi sguardi sembra tornare a comprendere il mondo che abita, il momento che vive e quel che l'aspetta c'è una serenità contagiosa, perchè davvero come l'acqua le mille idee di Assayas sono ormai entrate ovunque senza che ce ne accorgessimo.
Nessun commento:
Posta un commento