Per fortuna L’Uomo Senza Gravità non comincia dalla sua fine per poi tornare indietro in flashback, altrimenti attaccherebbe con quella che facilmente sarà l’immagine peggiore di tutto il 2019 di cinema italiano: Elio Germano che sorride indossando una maschera di Batman fatta in casa con in sottofondo Cristina D’Avena che canta la sigla della serie animata di Batman.
Per arrivare a quel punto servirà una storia di ascesa e caduta nel mondo dello spettacolo di un freak postmoderno, un bambino nato senza gravità, una specie di variazione fantasiosa di un tema da Italo Calvino, da cui il film sembra mutuare anche la visione della società. Perché in questo film di Marco Bonfanti tutto sembra antichissimo, come fosse stato scritto 50-60 anni fa, solo blandamente adattato all’oggi nei riferimenti e tempestato di italo disco (una scelta che inizialmente pare molto buona ma già alla seconda traccia sembra fuori fuoco, alla terza è inspiegabile).
Il bambino nato senza gravità viene educato in casa da madre e nonna, nascosto nel timore delle voci della cittadina di provincia in cui abitano. Il mondo in cui è immerso è così autentico da essere recitato malissimo (specie i bambini, ma quello è un classico del cinema italiano).
Cresciuto ignorante, il protagonista finirà per farsi notare quando finalmente inizierà ad andare a scuola e diventerà un fenomeno da baraccone di cui la tv si innamorerà. Cosa che inizialmente lo attira, perché negli anni passati chiuso in casa è cresciuto a pane e tv (rimanendo particolarmente legato per l’appunto alla serie animata di Batman di Bruce Timm degli anni ‘90). Come Dumbo sarà preso e sfruttato dal mondo dello spettacolo, usato e deriso, reso un pagliaccio per le sue doti. E non è un complimento, perché tutto L’Uomo Senza Gravità ha una visione del mondo dello spettacolo rimasta lì, a Dumbo, mentre il mondo è cambiato completamente.
Ma il peggio di sé il film lo dà nella parte seguente, quando è finita la sbornia dello spettacolo e i personaggi che abbiamo incontrato bambini sono ormai tutti grandi e amareggiati.
Prende forma la struttura ad opposizioni estreme su cui L’Uomo Senza Gravità si basa: spettacolo contro vita autentica; vecchietti dell’ospizio vestiti tutti uguali come fossero in galera contro vecchietti provinciali veri; borgo umile contro palazzi moderni e freddi. In questo mondo da cinema di Adriano Celentano, in cui gli ambienti inumani della modernità ingabbiano persone autentiche che sembrano non appartenergli si muovono il protagonista, derelitto, e una prostituta.
Senza stare nemmeno a considerare il fatto che L’Uomo Senza Gravità rinnova la consuetudine del cinema italiano (per fortuna sempre meno vera) di riuscire a raccontare le figure femminili dividendole in due categorie, madri e prostitute, viene da chiedersi come mai la figura della prostituta abbia così tanta fortuna nel nostro cinema, perché sia così rappresentata, e soprattutto perché sia sempre inevitabilmente di buoncuore. Di certo non sarà questo il film a dargli un senso.
Post più popolari
-
Ogni anno si tengono le selezioni per il premio Loebner, dal nome dell'imprenditore americano che l'ha fondato 16 anni fa. Si tratta...
-
Interstellar (id., 2014)
di Christopher NolanPUBBLICATO SU Non è privo di difetti, non è privo di cadute di stile (ma come si possono gettare dei fogli in aria e gridare "Eure... -
POSTATO SU Se c'è una cosa che Parto con il folle fa (e di cui gli storici del cinema non potranno non tenere conto) è aggiungere un nuo...
-
La Villa (id. 2017)
di Robert GuediguianCONCORSO MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA In una villa vicino Marsiglia alcuni amici sono riuniti dopo tanti anni. Alcuni hanno preso str... -
Che (2008)
di Steven SoderberghIl Che di Soderbergh è un film noioso. Anche se arriva diviso in due parti fa lo stesso. Sono noise entrambe le parti a modo loro. Anche p... -
Three Billboards Outside Ebbing, Missouri (id., 2017)
di Martin McDonaghCONCORSO MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA C’è stato un fatto efferato, una ragazza è stata bruciata e violentata, ma a quanto pare non si... -
Ringraziamo di cuore Zorflick per aver provveduto a dare lustro a questo blog con le sue matite fornendo il tanto atteso logo. Appena ho un ...
-
Dopo l’esordio fulminante con Persepolis la carriera da cineasta di Marjane Satrapi è stata un continuo sprofondare nel baratro di cinema p...
-
Questo secondo adattamento per il cinema della serie tv Charlie’s Angels (ma terzo film perché il primo adattamento del 2000 ebbe un seque...
-
POSTATO SU Ah che bello von Trier quando guarda a Sokurov che guarda a Tarkovsky ! Lo dico seriamente. Antichrist è un film di quelli pi...
Archivio
Template modificato con il sudore della fronte da Gabriele Niola.







Nessun commento:
Posta un commento