Poco dopo Il Casanova di Federico Fellini, il regista riminese torna ad indagare il tema della perduta sessualità e di un nuovo rapporto con le donne. Fonde così sia parte delle istanze del Casanova che parte delle istanze di Amarcord, tracciando un percorso onirico tra le donne della sua vita fino a quelle della modernità.
Un modo autoritario e arrogante di fare i conti con il femminismo e le femmine nel senso più lato possibile. Ma più che i contenuti e gli intenti del regista quel che delude è la programmatica oniricità. Mentre nell'insuperato e insuperabile Otto e mezzo, il regno dell'onirico era perfettamente fuso con il regno del reale, e la comunicazione tra i due avveniva per un continuo e incredibilmente trasparente slittamento dello spettatore, qui il passaggio è netto e dichiarato, il protagonista (il solito Fellini/Mastroianni) si addormenta in treno e sogna, sogna delle sue donne.
E' un classico Fellini ultima maniera, totalmente svincolato dal realismo, autoreferenziale al massimo e narciso.
E come spesso accade nei Fellini ultima maniera il film parte molto dinamico e con l'incedere lentamente si spegne nel ritmo e si accende nelle pretese.
Un modo autoritario e arrogante di fare i conti con il femminismo e le femmine nel senso più lato possibile. Ma più che i contenuti e gli intenti del regista quel che delude è la programmatica oniricità. Mentre nell'insuperato e insuperabile Otto e mezzo, il regno dell'onirico era perfettamente fuso con il regno del reale, e la comunicazione tra i due avveniva per un continuo e incredibilmente trasparente slittamento dello spettatore, qui il passaggio è netto e dichiarato, il protagonista (il solito Fellini/Mastroianni) si addormenta in treno e sogna, sogna delle sue donne.
E' un classico Fellini ultima maniera, totalmente svincolato dal realismo, autoreferenziale al massimo e narciso.
E come spesso accade nei Fellini ultima maniera il film parte molto dinamico e con l'incedere lentamente si spegne nel ritmo e si accende nelle pretese.
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