Considerato un minore dalla critica è uno dei film più amati del genio polacco che assieme allo sceneggiatore Krzysztof Piesiewicz ha impresso una svolta contenutistico al cinema estetico degli anni '80.
La Doppia Vita di Veronica esaurisce tutta la sua trama nella prima parte del film, quando muore la prima Veronica (anzi Weronica) e la seconda Veronica (anzi Veronique) decide di cambiare vita inconseguenza del dolore e dello smarrimento che ha avvertito. Il resto del film è una lenta e incessante dimostrazione di un modo spirituale (ma non religioso) di vivere e di una realtà permeata dal metafisico (grandissimo tòpos del cinema kieslowskiano).
Solo nei migliori exploit di Kieslowski, e questo lo è, ricerca contenutistica ed estetica riescono a convivere così magicamente. E' difficile spiegare a chi non sia un amante del cinema dal passo lento come alcune immagini, splendidamente fotografate da Slawomir Idziak (già direttore della fotografia di Il Decalogo 5) con una forte dominante gialla, si imprimano indelebilmente nella memoria come l'anziana signora che a fatica trascina i pacchi della spesa per strada o il bambino che gioca a riflettere la luce con lo specchio dalla finestra o ancora la splendido inizio con Weronica che canta sotto la pioggia.
A poco serve cercare una spiegazione di tutti i rimandi e i simbolismi dell'opera, più conveniente è lasciarsi prendere e colpire dal loro valore emozionale, così che quando alla fine del film Veronique si accosta con la macchina ad un albero e appoggia la mano sulla corteccia mentre il padre in casa sembra percepire qualcosa si è penetrati a pieno dall'emotività del film.
La Doppia Vita di Veronica esaurisce tutta la sua trama nella prima parte del film, quando muore la prima Veronica (anzi Weronica) e la seconda Veronica (anzi Veronique) decide di cambiare vita inconseguenza del dolore e dello smarrimento che ha avvertito. Il resto del film è una lenta e incessante dimostrazione di un modo spirituale (ma non religioso) di vivere e di una realtà permeata dal metafisico (grandissimo tòpos del cinema kieslowskiano).
Solo nei migliori exploit di Kieslowski, e questo lo è, ricerca contenutistica ed estetica riescono a convivere così magicamente. E' difficile spiegare a chi non sia un amante del cinema dal passo lento come alcune immagini, splendidamente fotografate da Slawomir Idziak (già direttore della fotografia di Il Decalogo 5) con una forte dominante gialla, si imprimano indelebilmente nella memoria come l'anziana signora che a fatica trascina i pacchi della spesa per strada o il bambino che gioca a riflettere la luce con lo specchio dalla finestra o ancora la splendido inizio con Weronica che canta sotto la pioggia.
A poco serve cercare una spiegazione di tutti i rimandi e i simbolismi dell'opera, più conveniente è lasciarsi prendere e colpire dal loro valore emozionale, così che quando alla fine del film Veronique si accosta con la macchina ad un albero e appoggia la mano sulla corteccia mentre il padre in casa sembra percepire qualcosa si è penetrati a pieno dall'emotività del film.
3 commenti:
Mi è capitato di vederlo oggi.....un capolavoro...
la musica contribuiva pienamente all'atmosfera sospesa delle immagini....
Julie
E' il film che ho amato in assoluto più di ogni altro, finora. E lo scandalo è che si trova in dvd l'opera omnia di alvaro vitali e non questo capolavoro. la CG Group ne ha stampate 10 copie sì e no. Speriamo che una etichetta indipendente lo ripubblichi.
Kurtz
l'ho visto oggi e devo dire che mi è piaciuto però non avendo visto altre film di kyeslowski non posso giudicare molto bene. Bellissimo blog.. se vuoi fai un salto sul nostro http://movies-home.blogspot.com/ . Se ti va possiamo aggiuncerci i blog a vicenda tra quelli degli amici. buona serata a presto.
Posta un commento