Riprendo le statistiche di un'indagine ANICA-DOXA da Davide (il quale le riprende da Luca, aahhh questi blog....) secondo le quali (sottolineo unicamente l'ambito di discussione che mi interessa, i dati poi mettono molte altre cose in rilievo) sostanzialmente chi pirata film va anche al cinema. I due pubblici in sostanza sarebbero gli stessi e i film piratati quindi non fanno male all'industria dei cinema.
Questo è un discorso che mutua la medesima conclusione a cui si è arrivati tempo addietro per la musica. Ma le cose non sono comparabili perchè il cinema si divide in fruizione cinematografica e in DVD, e solo il mercato della seconda è comparabile al mondo della fruizione musicale.
Sostanzialmente la ricerca sostiene che "il 43% degli Italiani ha dichiarato di essere andato al cinema negli ultimi sei mesi e la percentuale sale all'84% di chi effettua il download di film da Internet". L'errore sta nel considerare il cinema un acquisto (o una spesa) come le altre, mentre è molto diverso. Il cinema è un luogo sociale, la cui fruizione va sia al di là del concetto di film (al cinema spesso ci si va senza sapere cosa vedere tanto per andare al cinema) sia nè è vincolata (non si riescono a vedere tutti i film che si vorrebbe vedere).
La notizia che chi scarica illegalmente va anche al cinema è assolutamente lapalissiana in quanto il pubblico che non va al cinema c'è, è grande e ben definito ed è il medesimo che fa poco uso di internet. Invece chi fa più uso di internet è in linea di massima appartenente alla medesima categoria socio-economica di quelli che vanno al cinema.
Chi al cinema non ci va i film li vede in televisione o in DVD, ed è tutta un'altra categoria umana (proprio perchè il cinema è un luogo sociale).
Non si tiene inoltre conto del fatto che al cinema non si riesce ad andare quanto si vorrebbe. Levando il pubblico dei cinefili accaniti (statisticamente irrilevante, tanto è piccolo) il grosso del pubblico delle sale va al cinema in media diciamo 2 volte al mese (faccio una statistica ad occhio, è giusto per avere dei referenti poco importa che sia inesatta), massimo 3 e non riesce a vedere tutto quello che gli interessa, anzi solitamente le cose che vede non sono nemmeno necessariamente quelle che voleva vedere di più.
Questo perchè per l'appunto il cinema è un luogo sociale e non di mera fruizione filmica, il che vuol dire che occorre trovare con chi andare, organizzare la serata e mediare per la scelta del film. Per questo (e per motivi economici) non si vede tutto ciò che si vorrebbe vedere e nemmeno a volte quello che si vorrebbe vedere. Questo si può riassumere con un'altra importante statistica (di cui non ricordo fonte e link percui se volete fidatevi) per la quale nelle coppie a decidere il fim è quasi sempre la donna e questo spiega il grande successo delle commedie romantiche, anche di quart'ordine.
Dunque quando il consumatore di cinema non riesce a vedere tutti i film che voleva e nemmeno magari quelli che proprio gli interessavano li recupera in altro modo (pay-tv, DVD, televisione).
A questo punto entra in ballo la pirateria. Benchè sfasata temporalmente è con questo mercato che è in concorrenza. La pirateria arriva per i film che si sa che non si riuscirà a vedere o che non si ha troppa voglia di rischiare di andare a vedere al cinema (quei film che ti puzzano di vaccata ma che ti incuriosiscono o quei film "Io però 7€ non glieli posso dare!"). L'atto pirata avviene quando il film è nelle sale (e quindi è facile postulare che sia in concorrenza con quel mercato) ma di fatto, a livello di scelta individuale, è in concorrenza con il mercato delle "seconde visioni", quello dei DVD sostanzialmente (perchè le pay-tv tanto le paghi comunque e la tv non la paghi percui al massimo i film li rivedi), perchè chi sa che è un film che interessa anche ad amici, conoscenti, ragazzi e/o ragazze lo andrà a vedere con loro.
A quando una buona statistica sul pubblico dei punti vendita Blockbuster e il fatto che aumentino o meno con la pirateria?
Questo è un discorso che mutua la medesima conclusione a cui si è arrivati tempo addietro per la musica. Ma le cose non sono comparabili perchè il cinema si divide in fruizione cinematografica e in DVD, e solo il mercato della seconda è comparabile al mondo della fruizione musicale.
Sostanzialmente la ricerca sostiene che "il 43% degli Italiani ha dichiarato di essere andato al cinema negli ultimi sei mesi e la percentuale sale all'84% di chi effettua il download di film da Internet". L'errore sta nel considerare il cinema un acquisto (o una spesa) come le altre, mentre è molto diverso. Il cinema è un luogo sociale, la cui fruizione va sia al di là del concetto di film (al cinema spesso ci si va senza sapere cosa vedere tanto per andare al cinema) sia nè è vincolata (non si riescono a vedere tutti i film che si vorrebbe vedere).
La notizia che chi scarica illegalmente va anche al cinema è assolutamente lapalissiana in quanto il pubblico che non va al cinema c'è, è grande e ben definito ed è il medesimo che fa poco uso di internet. Invece chi fa più uso di internet è in linea di massima appartenente alla medesima categoria socio-economica di quelli che vanno al cinema.
Chi al cinema non ci va i film li vede in televisione o in DVD, ed è tutta un'altra categoria umana (proprio perchè il cinema è un luogo sociale).
Non si tiene inoltre conto del fatto che al cinema non si riesce ad andare quanto si vorrebbe. Levando il pubblico dei cinefili accaniti (statisticamente irrilevante, tanto è piccolo) il grosso del pubblico delle sale va al cinema in media diciamo 2 volte al mese (faccio una statistica ad occhio, è giusto per avere dei referenti poco importa che sia inesatta), massimo 3 e non riesce a vedere tutto quello che gli interessa, anzi solitamente le cose che vede non sono nemmeno necessariamente quelle che voleva vedere di più.
Questo perchè per l'appunto il cinema è un luogo sociale e non di mera fruizione filmica, il che vuol dire che occorre trovare con chi andare, organizzare la serata e mediare per la scelta del film. Per questo (e per motivi economici) non si vede tutto ciò che si vorrebbe vedere e nemmeno a volte quello che si vorrebbe vedere. Questo si può riassumere con un'altra importante statistica (di cui non ricordo fonte e link percui se volete fidatevi) per la quale nelle coppie a decidere il fim è quasi sempre la donna e questo spiega il grande successo delle commedie romantiche, anche di quart'ordine.
Dunque quando il consumatore di cinema non riesce a vedere tutti i film che voleva e nemmeno magari quelli che proprio gli interessavano li recupera in altro modo (pay-tv, DVD, televisione).
A questo punto entra in ballo la pirateria. Benchè sfasata temporalmente è con questo mercato che è in concorrenza. La pirateria arriva per i film che si sa che non si riuscirà a vedere o che non si ha troppa voglia di rischiare di andare a vedere al cinema (quei film che ti puzzano di vaccata ma che ti incuriosiscono o quei film "Io però 7€ non glieli posso dare!"). L'atto pirata avviene quando il film è nelle sale (e quindi è facile postulare che sia in concorrenza con quel mercato) ma di fatto, a livello di scelta individuale, è in concorrenza con il mercato delle "seconde visioni", quello dei DVD sostanzialmente (perchè le pay-tv tanto le paghi comunque e la tv non la paghi percui al massimo i film li rivedi), perchè chi sa che è un film che interessa anche ad amici, conoscenti, ragazzi e/o ragazze lo andrà a vedere con loro.
A quando una buona statistica sul pubblico dei punti vendita Blockbuster e il fatto che aumentino o meno con la pirateria?
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