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2.7.07

Piccole Volpi (Little Foxes, 1941)
di William Wyler

Fotografato dal grandissimo Gregg Toland nell'anno di Quarto Potere, Piccole Volpi è il classico melodrammone del sud (chissà perchè si svolgono sempre lì....), nel quale si mostra attraverso le traversie interne di una grande famiglia il passaggio che è ormai avvenuto dalla società nobiliare che gestiva le terre con pugno di ferro ma lucida etica, al dominio della nuova America, quella che poi fonderà la società capitalistica moderna, fatta di nuovi ricchi che hanno come unica etica il profitto, anche a discapito della famiglia.
Lo spettatore è guidato nel percorso attraverso la figura della giovane figlia adolescente che con lui impara a conoscere davvero i suoi parenti, i loro biechi fini e i piani contorti, fino al tragico finale e la conseguente fuga con un giovane giornalista progressista di lei innamorato.
Se non fosse per i soffitti inquadrati non si direbbe nemmeno che c'è Gregg Toland a guardare nell'obiettivo, mentre lo stile invisibile di Wyler è più in ombra del solito. Tutto sembra più sbiadito di come potrebbe essere un film con simili personalità dietro la macchina da presa e Bette Davis davanti.
Incentrato fondamentalmente su scontri verbali e su di un intreccio (quello dei soldi rubati) abbastanza deboli il film procede su un binario abbastanza piatto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Posso permettermi di consigliarti la lettura di quanto scrisse André Bazin in "Che cos'è il cinema?" a proposito del film in questione. Agli occhi dello spettatore dell'epoca il film si rivelò assolutamente rivoluzionario e la mano (o meglio l'occhio) di Toland aprirono, per la prima volta in maniera così chiara, la strada alla profondità di campo. Ci sono alcune sequenza che su questo "effetto speciale" riescono a produrre effetti di senso ancor'oggi sensazionali.
In sostanza dissento non poco con la tua recensione. Il film è tutt'altro che piatto, tutt'altro.


gparker ha detto...

Beh Toland il vero lavoro sulla profondità di campo lo fa in Quarto Potere e da lì parte lo studio tanto che in Il Lungo viaggio di Ritorno (film precedente a Quarto Potere) non è presente, in Piccole Volpi porta avanti quanto cominciato a sperimentare con Welles, ma a mio avviso con minor fortuna visto anche il film che a me proprio non è piaciuto.
Non è piaciuto perchè, rispetto anche ad altri dal tema simile (storia faimiliari negli stati del sud) osa di meno in tutti i termini, dalle tematiche, ai dialoghi, alla messa in scena.

Beh Bazin era un fissato di Wyler (non che avesse torto) e secondo me Piccole Volpi non ha retto bene la prova del tempo, nel senso che ciò che lo impressionò all'epoca a me oggi non ha impressionato, mentre chiaramente continuano ad impressionarmi le medesime cose inserite nel contesto di Quarto Potere.


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