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15.7.07

Quel Treno Per Yuma (3:10 to Yuma, 1957)
di Delmer Daves

Una delle tante diramazioni del western è il western psicologico, quello cioè nel quale l'azione è minore del solito ed è strettamente funzionale allo scontro di due intelligenze che non sono necessariamente quelle dello sceriffo e del bandito.
Quel Treno Per Yuma unisce alcune buone sequenze d'azione con una narrazione di tutta la parte di attesa e di fine gioco mentale eccelsa. Ma non è solo quello a dare grande tono al film, è soprattutto il modo attraverso il quale, rimanendo molto incentrata sull'azione e quindi sui fatti (com'è tipico del cinema americano) la sceneggiatura riesca lo stesso a disegnare dei caratteri profondi e riesca soprattutto a mostrare (giustificando il finale a sorpresa) un cambiamento radicale d'opinione.
Fotografato con uno splendido bianco e nero contrastato che mette in risalto decisamente più gli interni che gli esterni, il film appartiene al periodo delle mutazioni del western, quel momento nella sua evoluzione in cui le tematiche classiche erano ormai assolutamente inattuali e si faceva lentamente strada un'idea più crepuscolare di West nel quale le cose non sono più come una volta e anche un criminale incallito si può ravvedere davanti ad una prova di moralità.

La scena migliore rimane tuttavia il dialogo iniziale pre e post coito tra Glenn Ford e la ragazza che gestisce il bar nella città dove tutti dormono, dove pillole di sentimento vero e autentico vengono dispensate a sacchi e sacchi.

Sono già state ultimate le riprese del remake di James Mangold con Christian Bale e Russel Crowe. Da noi esce a novembre. Buona fortuna.....

5 commenti:

Luna ha detto...

a me la parola remake mi fa sempre venire i brividi...
lo so, sono sempre piena di pregiudizi


gparker ha detto...

Più che altro il fatto è che (e a me non piace fare questo tipo di discorsi) Quel treno per Yuma è veramente un film d'altri tempi non si può rifare oggi senza operare grossi cambiamenti e quindi ci vuole qualcuno di molto molto serio alla regia. Ma davvero serio.
E James Mangold non mi sembra quel qualcuno...


Anonimo ha detto...

Carpenter E quel qualcuno.
Guardatevi Ghost Of Mars o Distretto 13...


Anonimo ha detto...

Ma fai bene ad avere i pregiudizi cara Luna.
L'importante non è averli, ma è saperli rivedere.
Io ad esempio odio Muccino, e non ho mai visto un suo film.
Certo se poi li vedo e mi piacciono rivedo il mio giudizio.
Ma non succederà.
E comunque hai un nickname affascinante.


Anonimo ha detto...

Il remake è sensazionale, anzi, definirlo remake è riduttivo.

La giungla descritta da Mangold è spietata e accecante, non c'è spazio per enfasi o retorica. West puro, non western, attenzione. La vita vale duecento dollari o poco piu', ci si puo' alzare una mattina e scoprire che una ferrovia ti ha portato via tutto, pinkerton e fuorilegge sono due facce della stessa medaglia, e su tutto la siccità a spezzare sogni ed esistenze. Eppure in tutto cio' è sorprendente, quasi trascendentale nella sua ineluttabilità, la lotta di un uomo per la propria dignità.

Negli occhi malinconici di Bale c'è tutta la durezza di un west fatto di aridità, sole a picco, stenti, siccità e speculazioni terriere.

Il confronto Bale-Crowe, che sarebbe riduttivo definire scontro, e che esula dal classico clichè bene - male, apre squarci nella memoria e nella mente e darà ad entrambi occasione di redenzione nell'inesorabile appuntamento finale delle 3.10.

Erano cinque anni che non piangevo dopo aver visto un film.
Un capolavoro.

Rick.

http://mondoanalogico.blogspot.com


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