Già il cinema dinamico, magniloquente e molto simbolico di Gance è imperdibile, tutto. Non parliamo poi di quando affronta le grandi figure, il momento in cui davvero si esalta!
I suoi ritratti sono sempre incredibilmente agiografici, iperbolicamente irreali eppure sempre credibili, perchè crea immediatamente la volontà di credere nel mito anche nello spettatore, la volontà di vedere quella figura trasfigurata in esempio per l'umanità.
Pur non arrivando alle punte del Napoleòn anche Un Grande Amore di Beethoven compie questa operazione, risultando come sempre misteriosamente non fastidioso.
Il Beethoven di Gance è stereotipicamente geniale, fischietta i grandi motivetti come nulla fosse, per ispirazione quasi casuale e quotidiana e l'autore riprende la sua vita in accordo con le sue musiche pretendendo che guarda caso tutte le opere più famose abbiano avuto una diretta corrispondenza o gli siano venute in mente proprio in momenti cruciali della sua vita.
Eppure è la dimensione visiva che lo salva. Avrei creduto con difficoltà ad un Beethoven così irrealmente titanico non fosse stato per le scelte estetiche di Gance, per come decide di mostrarmi questo titanismo, attraverso i suoi tipici "ritratti", quelle inquadrature quasi a mezzobusto del solo attore con sfondi finti e giochi di luci virtuosistici e espressioni molto intense (ma mai ridicole).
Certo Un Grande Amore di Beethoven non è un'opera che si può definire fondamentale, ma il cinema di Gance mi mette sempre a mio agio...
I suoi ritratti sono sempre incredibilmente agiografici, iperbolicamente irreali eppure sempre credibili, perchè crea immediatamente la volontà di credere nel mito anche nello spettatore, la volontà di vedere quella figura trasfigurata in esempio per l'umanità.
Pur non arrivando alle punte del Napoleòn anche Un Grande Amore di Beethoven compie questa operazione, risultando come sempre misteriosamente non fastidioso.
Il Beethoven di Gance è stereotipicamente geniale, fischietta i grandi motivetti come nulla fosse, per ispirazione quasi casuale e quotidiana e l'autore riprende la sua vita in accordo con le sue musiche pretendendo che guarda caso tutte le opere più famose abbiano avuto una diretta corrispondenza o gli siano venute in mente proprio in momenti cruciali della sua vita.
Eppure è la dimensione visiva che lo salva. Avrei creduto con difficoltà ad un Beethoven così irrealmente titanico non fosse stato per le scelte estetiche di Gance, per come decide di mostrarmi questo titanismo, attraverso i suoi tipici "ritratti", quelle inquadrature quasi a mezzobusto del solo attore con sfondi finti e giochi di luci virtuosistici e espressioni molto intense (ma mai ridicole).
Certo Un Grande Amore di Beethoven non è un'opera che si può definire fondamentale, ma il cinema di Gance mi mette sempre a mio agio...
5 commenti:
Ahh... meno male che gparker è a suo agio.
Altrimenti, visto che sente Ludwig nella sua testa, sarebbe andato in giro a picchiare i barboni e a fare rapine nelle ville.
Il bello è che questi anonimi è tutta gente nota, solo che tutti quanti, pur non conoscendosi, scelgono l'anonimato...
no sono io il vero anonimo!
ciao gparker.
La guerra dei cloni
ahhhhh
picchiare barboni ascoltando beethoven...
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