Notissimo per tutta la parte finale caratterizzata da una folle scalata in cima ad un palazzo cittadino (non un grattacielo ma comunque un palazzo decisamente alto) realizzata dal vero e con pochissime misure di sicurezza (di cui la foto a sinistra è l'immagine più nota), Preferisco L'Ascensore è universalmente considerato il simbolo e la punta più alta del cinema di Harold Lloyd, contemporaneo di Buster Keaton e Charlie Chaplin ma meno fortunato (anche meno di Keaton che almeno oggi è totalmente rivalutato).
Meno legato di loro all'azione ma molto più focalizzato sul contrasto tra uomo e modernità Harold Lloyd non fa molto ridere, semmai più commuovere (l'abbraccio finale di questo film (foto al centro) è degno di Chaplin). Il suo personaggio, un omuncolo, indifeso e disperato non si differenzia molto dai "clown moderni" che impersonavano i comici del muto, ma senza bisogno di maschere che non siano gli occhiali tondi e il cappello di paglia.
Nonostante, come detto, in genere la sua comicità sia meno centrata sull'azione rispetto ai più illustri contemporanei, Preferisco L'Ascensore contiene la dimostrazione più eclatante di come al di là del western, il cinema delle origini materializzasse l'esigenza di un cinema di azione con le comiche.
La già citata scalata del palazzo si riassume in una ventina di minuti altamente adrenalinici che sfruttano i classici espedienti (ogni piano una situazione diversa da spiare dalle finestre e un pericolo diverso che lo assale rischiando di farlo cadere) per creare tensione e mettere in scena la follia di un uomo che per inseguire il successo cittadino (all'inizio parte dalla provincia per andare a lavorare e farsi una posizione a Los Angeles ma chiaramente non ci riesce e finisce preda di questi mezzucci per guadagnare le cifre che millanta alla sua ragazza) rischia davvero la morte in un'impresa folle guardata con passione e ammirazione dalla folla. E con passione e ammirazione anche da noi stessi che, come gli spettatori dell'epoca, rimaniamo sorpresi del rischio a cui si è sottoposto Lloyd, cosa che genera un aumento di tensione e comicità.
Meno legato di loro all'azione ma molto più focalizzato sul contrasto tra uomo e modernità Harold Lloyd non fa molto ridere, semmai più commuovere (l'abbraccio finale di questo film (foto al centro) è degno di Chaplin). Il suo personaggio, un omuncolo, indifeso e disperato non si differenzia molto dai "clown moderni" che impersonavano i comici del muto, ma senza bisogno di maschere che non siano gli occhiali tondi e il cappello di paglia.
Nonostante, come detto, in genere la sua comicità sia meno centrata sull'azione rispetto ai più illustri contemporanei, Preferisco L'Ascensore contiene la dimostrazione più eclatante di come al di là del western, il cinema delle origini materializzasse l'esigenza di un cinema di azione con le comiche.
La già citata scalata del palazzo si riassume in una ventina di minuti altamente adrenalinici che sfruttano i classici espedienti (ogni piano una situazione diversa da spiare dalle finestre e un pericolo diverso che lo assale rischiando di farlo cadere) per creare tensione e mettere in scena la follia di un uomo che per inseguire il successo cittadino (all'inizio parte dalla provincia per andare a lavorare e farsi una posizione a Los Angeles ma chiaramente non ci riesce e finisce preda di questi mezzucci per guadagnare le cifre che millanta alla sua ragazza) rischia davvero la morte in un'impresa folle guardata con passione e ammirazione dalla folla. E con passione e ammirazione anche da noi stessi che, come gli spettatori dell'epoca, rimaniamo sorpresi del rischio a cui si è sottoposto Lloyd, cosa che genera un aumento di tensione e comicità.
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