Da sempre sostengo che lo sport e l'ultima vera frontiera della mitopoiesi. Figuriamoci le Olimpiadi! Una fonte di mille e più straordinarie storie di uomini e corpi. Difficile non commuoversi.
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7 commenti:
Purtroppo lo sport -passivo ancor più che attivo- non ha mai avuto nella mio repertorio esperienziale un valore che gli consentisse di assurgere al rango di culura, meno che mai quella cinematografica.
Probabilmente sulle suggestioni mitopoietiche hai ragione, e così anche sul serbatoio mitologico che le Olimpiadi offre agli occhi del pubblico.
Ma sulla riflessione -per me ostica- che il titolo di questo post presuppone, il piccolo nerd postmoderno che è in me vacilla e chiede delucidazioni.
Peccato che poi spesso arrivi il doping...
Staffile
io invece sto con te tutta la vita gp.
...senza sapere minimamente cosa vuol dire mitopoiesi
Lo sport (fruito passivamente) è molto spesso (non sempre) racconto. Racconto di uomini contro altri uomini o contro se stessi. Racconto di nazioni l'una contro l'altra metaforicamente rappresentate da singoli uomini o singole squadre. Racconto di sentimenti piccoli e rivincite storiche.
Ed è una narrazione per immagini che sfrutta il montaggio (per quanto possibile) e l'uso di musica o altri espedienti di messa in scena (alternanza di piani stretti a totali, zoom e diverse riprese).
Certo non ha la raffinatezza di molto cinema gli espedienti di linguaggio sono pochi, molto ripetuti e raramente intenzionali. Tuttavia è innegabile che spesso la proposizione di eventi sportivi sia un racconto per immagini e un racconto per immagini in movimento è cinema.
In particolare la storia di Bolt, il suo personaggio, la sua impresa (correre più di tutti non mettendo in primo piano il record ma vincere per dare una medaglia al suo paese) e il modo (cinematografico) con il quale l'ha condotta hanno reso la finale dei 100metri un evento paracinematografico e se hai visto oggi la finale dei 200 non potrai non aver notato quella fenomenale ripresa laterale della corsa sempre di Bolt, al rallentatore e con lo zoom. Un tipo di ripresa molto usata dal cinema che in questo caso è ancora più bella per il perfetto stile di corsa del giamaicano, quasi commovente calcolando anche era un uomo che dava tutto se stesso (contrariamente al suo solito) per entrare nella storia.
Franco: la mitopoiesi e la produzione di storie e si tratta di una funzione sociale, cioè da sempre in ogni società esistono sistemi di mitopoiesi, cioè pratiche di creazione e racconto di storie che siano portatrici dei valori della società che le creano: dagli aedi, ai simposi, ai poemi, ai romanzi, alle opere buffe ecc. ecc. ecc. ognuno creava e raccontava storie che insegnassero. Come le favole, insegnano le regole base della nostra società, insegnano il modo che abbiamo di vedere bene e male, come comportarsi, chi viene premiato dalla società e chi no...
Nell'era moderna ovviamente letteratura, musica e cinema fanno mitopoiesi ma io penso che anche lo sport lo faccia molto. Come ho scritto sopra sono racconti di uomini che ci insegnano cosa è premiato nel nostro mondo e ci dimostrano cosa possiamo fare noi esseri umani. La storia di Lance Armstrong, ma anche la rivincita argentina contro l'inghilterra, Valentino Rossi che passa alla yamaha per dimostrare di essere qualcuno oltre la moto potente, mohammed alì che vince contro foreman più giovane e più forte usando il cervello in uno sport fondato sui pugni, tute storie che insegnano e commuovono.
Grazie mille.
Ottima analisi e tesi convincente.
Mi permetto di linkarla nel mio ultimo post.
Pure io sto con gparker, con l'unico distinguo che a me la corsa di Bolt non piace granché... così come la sua struttura fisica.
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