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3.11.14

Coherence (id., 2013)
di James Ward Byrkit

SCIENCE + FICTION FESTIVAL
NEON

PUBBLICATO SU 
La parte più interessante di Coherence sono i suoi presupposti: cercare di fare un film di fantascienza a partire da un'improvvisazione, accumulare dati, idee e stimoli con un ordine di massima ma senza troppi dettagli per poi dargli forma al montaggio e intanto aver ottenuto una vivida rappresentazione non di un mondo, di una possibilità di futuro o delle scelte che ipotetiche tecnologie implicherebbero, quanto di un gruppo di esseri umani in un interno colti dall'indeterminabile.
La riuscita purtroppo non sempre è a livello di queste premesse.

Un gruppo di amici si incontra per una cena a casa di uno di loro. Sono diverse coppie, c'è qualche ruggine e qualche rimosso nel loro passato (la ragazza di uno prima stava con un altro), normali tensioni latenti che cominciano ad esplodere quando va via la luce in tutto il quartiere, scompare il campo ai cellulari e nell'andare nella casa dei vicini per chiedere aiuto o fare una telefonata due di loro scoprono che la casa dei vicini è la loro stessa casa e dentro ci sono altri come loro. A dare una patina di scienza a questa fantasia c'è il fatto che tutto avviene durante il passaggio di una cometa e, come rievocano i protagonisti, ci sono stati molti casi in passato in cui il passaggio di una cometa ha generato inspiegabili fenomeni fisici.

Le scoperte intricano la trama, generano un enigma sempre più complesso la cui soluzione ad un certo punto appare inestricabile e ognuno comincia a mettersi in salvo. Non è quindi la foglia di fico delle teorie elencate e lette dai libri nella più naive delle spiegazioni a dare il genere a questo film ma il fatto che che, di fronte alle infinite possibilità date dalla grandezza dell'universo e le sua variabili, l'uomo non solo si senta piccolo ma, in Coherence, effettivamente si perda, non trovi più come tornare a casa scoprendosi un puntino tra miliardi. Non la scienza ma l'abisso del prendere coscienza delle proporzioni dell'universo.
Era difficilissimo mettere in scena lo smarrimento individuale di fronte all'assoluto (e quindi all'incomprensibile) con quello stile e quel modo di girare che solitamente viene usato per mettere in scena la difficoltà dei rapporti personali. E su quello infatti (i rapporti) sembra pendere Coherence per gran parte della sua durata, sul battibecco e la piccola ripicca, sulla quotidiana meschinità esposta con il fare diretto e senza filtri dell'improvvisazione.

Già Another Earth aveva provato questa strada, un dramma indipendente con una scusa di fantascienza. Qui il risultato è un po' migliore, più pregnante e meno velleitario. Ma lo stesso rimane in bocca il sapore dell'occasione parzialmente perduta.

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