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27.4.18

Youtopia (2018)
di Berardo Carboni

La cronaca del lento incontrarsi di una domanda e di un’offerta è quello che regge l’intreccio di Youtopia. Una ragazza che si spoglia online per racimolare i soldi che la madre non guadagna più, deciderà di mettere all’asta la sua verginità per non dover vendere invece la casa. Un farmacista ricco ed eccitato, in cerca di sesso a pagamento accetterà di pagare. Seguiamo separatamente i due personaggi fino a che le leggi del mercato non li mettono insieme, in questa che è una storia di sesso moderno più che di tecnologia, in cui qualsiasi dettaglio relativo alla sessualità è un dramma.

Youtopia nel raccontare chi usa il proprio corpo in un luogo in cui corpo non c’è, la rete (con momenti di involontaria comicità come quando sullo schermo dei computer compare scritto gigante DEEP WEB, come fosse un cartello), vuole mostrare la miseria umana e la disperazione che spinge ad atti simili (per quanto non sia sempre così) e dall’altra parte la piccineria di chi guarda e quindi alimenta questo mercato. Non ci sono vie di mezzo, al film non interessano le sfumature e le molte facce del sesso in rete. L’unica serenità possibile viene dal mondo virtuale. Mentre infatti il mondo reale regala solo drammi, pianti, problemi e maniaci, quello virtuale, ricostruito tramite un’animazione in stile WoW o Second Life (ma con effetti sonori impensabili per quei prodotti), regala solo emozioni autentiche e amicizie sincere.

È un ribaltamento non da poco rispetto alla prospettiva che da sempre regna nel cinema italiano, quella per la quale tutto quel che viene toccato dalla tecnologia si trasforma in tragedia o se va bene in ridicolo, qui se non se non altra la rete è il problema e la soluzione al tempo stesso. Tuttavia questo non salva Youtopia, che sembra regolarmente metterci il doppio del tempo per raccontare qualsiasi snodo, che divide rigidamente i personaggi (la madre iperemotiva si dispera sempre, la figlia anestetizzata non mostra sentimenti, il cliente arrapato è nervoso e smanioso) e che mette tutte le donne della storia in condizioni di vittime dell’ossessione maschile per il sesso. Del resto tutto ciò che nel film è legato al sesso è una tragedia, un modo per vessare e farsi vessare.

Pure volendo dimenticare la cronica mancanza di ritmo di ogni scena però, Youtopia non riesce a fare molto con quel che racconta. Una volta messi in fila i fatti, tesi gli intrecci e distesa tutta la trama, rimane pochissimo. A mancare al film è la capacità di prestare il fianco ad una lettura degli eventi messi in scena da parte dello spettatore. Non si creano mai degli anfratti di suggestione, né tantomeno immagini che siano capaci di leggere nella realtà rappresentata qualcosa di più interessante del semplice fatto, nulla che evochi o associ situazioni, eventi, questioni, personaggi o anche solo ambienti in modo che scatenino un senso nuovo.

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