Emmebi nei suoi Attach parla di una recente ricerca fatta in America sul significato della religione e la sensibilità religiosa della generazione Y, la religione ai tempi dell'iPod.
Premesso che mal sopporto l'etichetta generazione Y (già sopportavo poco quella generazione X, figuriamoci una che da questa discende!), e ancora di meno sopporto "la generazione dell'iPod", quando è abbastanza noto che l'iPod, dato il costo, lo comprano quelli della generazione X, tuttavia l'indagine non è pellegrina e nemmeno le conclusioni di Emmebi.
Personalmente non credo che la chiesa o le istituzioni religiose abbiano una crisi di visibilità (citando Davide Bennato) basta vedere che è successo per la morte di Giovanni Paolo II, credo che abbiano una crisi di contenuti, che in sostanza non siano più adeguati a fornire risposte, o meglio a dare ordine al caos. Il bisogno di comprendere e spiegare ciò che ci circonda viene ora soddisfatto in altri modi perchè abbiamo la possibilità di rifarci a più fonti, di entrare in contatto con più religioni diverse e con più linee di pensiero diverse. Da ciò non può discendere che un maggior relativismo e dunque una sfiducia per ogni cosa sia assoluta e dogmatica. Ci si costruisce una propria maniera personale di spiegare la realtà giustapponendo, religioni, miti pagani, storie, romanzi e cultura pop. L'obiettivo ed il risultato sono i medesimi, la costruzione di una morale personale e la ricerca di qualche risposta alle domande universali, cambiano solo le fonti.
Premesso che mal sopporto l'etichetta generazione Y (già sopportavo poco quella generazione X, figuriamoci una che da questa discende!), e ancora di meno sopporto "la generazione dell'iPod", quando è abbastanza noto che l'iPod, dato il costo, lo comprano quelli della generazione X, tuttavia l'indagine non è pellegrina e nemmeno le conclusioni di Emmebi.
Personalmente non credo che la chiesa o le istituzioni religiose abbiano una crisi di visibilità (citando Davide Bennato) basta vedere che è successo per la morte di Giovanni Paolo II, credo che abbiano una crisi di contenuti, che in sostanza non siano più adeguati a fornire risposte, o meglio a dare ordine al caos. Il bisogno di comprendere e spiegare ciò che ci circonda viene ora soddisfatto in altri modi perchè abbiamo la possibilità di rifarci a più fonti, di entrare in contatto con più religioni diverse e con più linee di pensiero diverse. Da ciò non può discendere che un maggior relativismo e dunque una sfiducia per ogni cosa sia assoluta e dogmatica. Ci si costruisce una propria maniera personale di spiegare la realtà giustapponendo, religioni, miti pagani, storie, romanzi e cultura pop. L'obiettivo ed il risultato sono i medesimi, la costruzione di una morale personale e la ricerca di qualche risposta alle domande universali, cambiano solo le fonti.
4 commenti:
Vi supplico BASHTA co'sto rockcrisitiano che riempe gli stadi. Non è vero, non esiste. E' un fenomico musciale che ha la stessa rilevanza di Bugo in Italia, e la stessa rilevanza religiosa di Rael in Italia.
"Generazione Y" è teriiibbile, mentre "X" non mi dispiaceva. Sarà per i siti XXX, o la birra XXXX o gli X-files, ma insomma, ci sono affezionato.
Antonio
Si ma quell'X rimanda ad un senso di ignoto, indefinito/indefinibile che mi sta abbastanza sulle palle. E poi mi sembra che la accettiamo solo perchè è cool...
L'unico esempio di rock cristiano che mi viene in mente è quella con cui Ned flanders quasi ha un'avventura dopo la morte di Mod.
Bhè l'accettiamo per il titolo originale di "gioventu' bruciata" che è "rebels without a cause". Non è la generazione "indefinita", ma la causa del suo malessere. Che mi sembra molto più puntuale.
Antonio
Ma gioventù bruciata faceva riferimento alla generazione degli anni '50!
Ma quale malessere poi? Quello dei Nirvana e degli Smashing Pumpkins? Il punk depresso?
La sofferenza della mancanza degli ideali figli della generazione del '68?
Non ci sto.
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