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1.12.05

Le mappe su internet, terreno d'open source

Impazza da poco in giro per i blog Frappr, ennesimo riutilizzo della API di Google Maps, che consente alle comunità (di qualsiasi tipo) di darsi una visibilità geografica. Con Frappr si può creare una comunità (io aderisco a quella dei cinebloggers, vedi il banner in basso a destra), e dare ai membri l'indirizzo dove segnare il proprio nome, località di residenza e opzionalmente foto e commento. Frappr visualizza una mappa mondiale presa da Google con i tag o bandierine che indicano la posizione di ogni membro. Uno modo per vedere e per vedersi direbbe Marzullo.
Ne ho parlato parecchie volte del fatto che le mappe sono uno dei nuovi terreni di scontro per il dominio di internet. Un settore dove il monopolista è Yahoo!Maps con il 41% del mercato dalla sua, seguito da Mapquest (un sito americano molto dettagliato per il territorio statunitense ma poco per il resto del mondo, cosa che lo rende pressochè ignoto da noi) con il 33% poi Google Maps con l'abissale differenza del 9% e MSN MapPoint con il 4%.
E' un settore però strano questo delle mappe, dove l'open source sta diventando imprescindibile, ha cominciato Google (strano! Google tra i primi.....) a rendere pubbliche le API del suo programma e Yahoo! e MapQuest l'hanno seguito immediatamente. Questo perchè la mappa è solo un punto di partenza per molti più servizi, come Frappr dimostra, impensabili per un produttore o cmq molto meglio partoribili dagli utenti. Qui per esempio una mappa dei luoghi dove avvengono i terremoti. Addirittura Amazon per il suo servizio mappe A9 Block View, che permette di indicare un punto di una mappa e visualizzare le foto dei due lati della strada di quel punto specifico (attivo solo per alcune città americane), si sta basando interamente sugli utenti per catalogare tutte quelle foto con le descrizioni di cosa si vede (teatri, ristoranti, negozi, abitazioni, uffici ecc. ecc.).
Eppure incrediblmente non c'è ancora accordo tra i servizi. Un esempio: il medesimo tragitto (casa mia, luogo di lavoro) calcolato con tre motori di mappe diversi.
MAPQUEST: Come prima cosa corregge il CAP di casa mia sbagliandolo e mi indica un percorso che prevede il raccordo anulare, per un totale di 17,2 Km e 24 minuti di tragitto (a detta sua che non sa che cosa sia il traffico sul raccordo).
MAPORAMA: Sbaglia anch'esso il mio CAP e mi indica un percorso di 16.8 Km che passa sempre per il raccordo anulare e mi prenderebbe solo 23 minuti
VIRGILIO MAPPE: Il buon Virgilio Mappe invece mi da un percorso che passa attraverso la città sul lungotevere (che è poi quello che faccio effettivamente) della lunghezza di 13 Km, il tempo di percorrenza non è speificato ma ve lo dico per esperienza è 45 minuti a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Update 2/12:
MICHELIN MAPPE: suggeritomi da Gokachu arriva anceh il confronto con le mappe Michelin. Il sito di origine francese mi fa fare anch'egli il raccordo anulare, ma con qualche variazione vero la fine, allungando di un po'. 17 Km percorsi alla fine in 37 minuti..

Update 2/12 ore 19.14:
Ho fatto una prova con una strada molto poco nota ai margini di Roma (ma cmq dentro Roma) e nessuno servizio mappe l'ha data come esistente tranne Michelin

16 commenti:

Infamous ha detto...

bel post...


l'open source è indispensabile alla nostra società non solo alle mappe ;)


gparker ha detto...

grazie.
Però l'open source non dà da mangiare. Finchè non si trova un sistema di sostentamento di chi gestisce/organizza/ditribuisce/controlla i programmi open source non diventerà mai una cosa seria.
Dove per cosa seria intendo un sistema in grado di partorire programmi che fanno concorrenza vera a Microsoft.


Anonimo ha detto...

Ma, essendo tutto open source è difficile aspettarsi uno standard di fatto... E ovvio che cambiano le varie realizzazioni e quindi cambiano i risultati che forniscono i diversi programmi... Personalmente sta cosa delle mappe mi piace una cifra.... Spererei che per quanto riguarda Roma, Google maps facesse un accordo con una delle varie case editrici che pubblicano guide dei ristoranti (o delle osterie fuori porta...)... Diventerebbe di un utilità clamorosa...


gparker ha detto...

C'è un servizio opzionale della questura di Roma, di SMS in tempo reale che ti avvisano quando i tuoi "partner in affari" sono momentaneamente indisponibili per accertamenti. Ma l'SMS come il navigatore satellitare ti propone subito il percorso alternativo più breve.


Anonimo ha detto...

E vero, può esistere Uccio, anzi senza contare le mappe di cui si parla qui, l' utilizzo del web (e delle tecnologie ad esso integrate) per scopi illegali, è una cosa che esiste già da molto (Molte volte si sentono sul giornale di reti private di pedofili o cose simili). Anche in questo caso, sfruttando la possibilità di potere arricchire le mappe come meglio si preferisce, è ovvio che possono essere sfruttate anche nei modi + malsani (e che quasi sicuramente lo faranno quando il fenomeno delle mappe satellitari avrà raggiunto un certo livello di diffusione).
Credo si tratti di un quesito di tipo etico (e questo è + il tuo campo che il mio), ovvero dell' uso che si può e che si deve fare dei molteplici mezzi di diffusione delle informazioni che ci offre la tecnologia di moderna (non credo di aver formulato il concetto in maniera esaustiva, mi perdonerete...). A mio modesto parere,
credo che sia necessario un controllo sempre maggiore dell' uso che la gente fa di questo tipo di mezzi (il che è uno sforzo non banale), tuttavia questo controllo non deve tendere a limitarne o impdirne l' utilizzo. Credo infatti che da questo ingigantimento del traffico di informazioni, e della sua accessibilità si possano trarre molti vantaggi...
Mi permetto di dire che questo è il campo del gestore di codesto blog e che + che la mia di opinione, sarebbe interessante sentire la sua... A te la palla gp.


gparker ha detto...

Nel momento in cui una scoperta diventa pubblica, nel senso che si trasforma in un bene acquistabile o fruibile (e non quindi che è pubblico il brevetto), le implicazioni etiche che la riguardano non coinvolgono più l'inventore ma chi la tecnologica la applica o ne fruisce. Chi usa la radio per scopi criminosi, per dire.
Tuttavia su internet il confine di etica e legalità va per forza di cose rivisto, poichè è un ambito difficilmente regolabile (per motivi anche di giurisdizioni nazionali).
Non credo poi personalmente nella necessità di una moralizzazione o controllo etico delle tecnologie della rete, sono per il perseguimento di una regolamentazione sì, ma mi rendo conto che (Come per dire la radio in AM) è impossibile impedirne tutti gli usi criminali (non userò mai la parola immorale che disprezzo).
Vedo internet più come una strada lungo la quale non si possono compiere atti criminali ma di fatto si compiono e rimangono impuniti perchè non ci può essere un poliziotto ad ogni angolo della strada e mettercelo farebbe più danni che altro perchè ci costringerebbe a vivere in uno stato di polizia.
Bisogna solo imparare che girare su internet non è come fare zapping in televisione ma più come girare per Porta Portese, ci puoi portare i ragazzini ma non è che li lasci scorrazzare da soli senza dargli un'occhiata e non ti compri tutto a scatola chiusa.


Anonimo ha detto...

Sul tema della responsabilità dello scopritore nell' ambito della sua scoperta, credo si possano fornire tantissimi esempi diversi... Da Enrico Fermi, agli ideatori della cosiddetta Ricerca Operativa: il primo attraverso le sue ricerche sull' atomo, che non avevano scopi malevoli, ha permesso lo sviluppo della bomba atomica, mentre i secondi hanno sviluppato una disciplina di interesse fondamentalmente bellico, che permetteva di ottimizzare i movimenti e la segmentazione delle truppe (per gp: ad esempio un nerd con opportune nozioni di Ricerca Operativa sarebbe un campione di Warhammer o dei Live o di qualunque gioco di strategia... fuori tema, perdono), ma che dopo la guerra si è rivelata una delle discipline ad oggi + importanti (e + studiate tralaltro) nel settore dei servizi (continua ovviamente ad essere usata anche in ambito bellico) ... A questo punto dire dove sta la responsabilità dello scopritore secondo me è difficile, anche perchè fondamentalmente di ogni scoperta la cosa + importante è l' uso che ne viene fatto, e visto che normalmente molte di queste scoperte possono essere usate per fini terribilmente diversi fra di loro (ad esempio anche se non si tratta propriamente di una scoperta, ma + che altro di un progetto che col tempo ha subito un ovvia e necessaria evoluzione tecnologica, pensate all' uso enorme che oggi viene fatto dei satelliti, rispetto a 30/35 anni fa), non credo che uno scopritore possa prenderle tutte in considerazione. Credo invece che se un qualsivolgia tipo di scoperta possa apportare un qualsivoglia tipo di bene all'individuo essa vada portata a termine (o realizzata se stiamo parlando di progetti ingegneristici).


Anonimo ha detto...

ma siete tutti bravissimi! però non dimentichiamoci che da una grande scoperta derivano grandi responsabilità!


gparker ha detto...

La verità è che non si può fermare la scienza e quindi la tecnologia. Neanche se lo vuoi e se ci provi. Non credo proprio che nessuno riuscirà a fermare gli esperimenti sulla clonazione, il progresso è una cosa più forte di tutti.

Il punto è che qualsiasi tecnologia, teoria, scoperta ecc. ecc. Viene scoperta per risolvere un problema, ma questa non calza il suo problema come un guanto, bensì più come un ombrello. Quindi sarà in grado di risolvere molti altri problemi che possono anche non essere stati ancora posti. E' nel momento in cui il pubblico entra in possesso dell'oggetto, o della scoperta che comincia a "piegarlo" alle sue esigenze partorendo gli usi alternativi e questi (attraverso un processo di raffinazione) portano alle vere innovazioni. Raramente una scoperta si è trasformata subito in un'innovazione, c'è sempre voluto un po' di tempo per adattarla alla società e comprendere quale fosse il problema che poteva risolvere meglio.


Anonimo ha detto...

NOn ho capito come calzano gli ombrelli rispetto ai guanti....


gparker ha detto...

E che diamine!
Un guanto calza perfettamente è stretto al punto giusto, un ombrello può coprire più persone, calza largo.


Anonimo ha detto...

Perdonami non sono un grande esperto di Italiano... Ma quindi io quando piove e voglio riparare qualcuno sotto l' ombrello (che ne so supponiamo Manuela Arcuri...) gli devo dire: "Vieni qui in due possiamo CALZARE l' ombrello lo stesso" o sennò "Ehi l' ombrello CALZA LARGO vieni qui con me..."?


gparker ha detto...

E' una frase creata per spiegare un concetto non per essere usata ogni giorno!


Anonimo ha detto...

Vabbè come se dice a Roma: "Ma parla come magni...", nel tuo caso poi CALZA a pennello.


Gokachu ha detto...

Io uso Michelin mappe; prova un po' il percorso e dimmi che ti dice...


Anonimo ha detto...

Fermate Valerio, non deve venire su questo post....

p.s. Ovviamente non mi sto rivolgendo a nessuno in particolare. Io NON CONOSCO chi si occupa del Blog. Ne tantomeno mi interessa conoscerlo.


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