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14 commenti:
Effettivamente Variety non è in testa alle mie classifiche di affidabilità, però tendo a fidarmi della critica americana molto più di quella europea (e italiana in particolare). Specie se sono pubblicazioni come il Wall Street Journal o Time. Insomma c'è da ben sperare.
Io invece preferisco nettamente la critica europea (quella più seria, ma questo è ovvio). Gli americani mi sembrano sempre un po' contenutisti. E poi spesso sono figli di Pauline Kael che faceva per il cinema quello che faceva Lester Bangs per la musica. Cosa che ha un mare di dignità (ma proprio un mare) ma che è sottilmente diverso dalla critica ortodossa.
E' proprio questo il motivo per cui preferisco quella americana. La critica di un film dal mio punto di vista deve
1) essere altamente leggibile
2) esprimere un punto di vista e non la verità
3) non dirmi quasi nulla sul film
4) esprimere un giudizio di valore affidabile rispetto al mio.
La critica europea si divide in quella che tu definiresti "non seria", che mi racconta il film per filo e per segno, in alcuni casi fin al finale, e che mi dà un giudizio di valore sintetizzato in una riga o due che poi spesso contrasta con il mio, e quella "seria" che invece scrive un saggio sul film e non una recensione. Io dalla lettura di una recensione quel che mi aspetto è che mi faccia capire se il film mi piacerebbe oppure no; se riesce a farlo in modo affidabile e divertente son contento. NON mi deve spiegare il film, non ne deve analizzare la struttura, non deve andare a caccia dei rimandi. Non deve vellicare il mio intelletto, non mi interessa. Almeno in sede di recensione, che se poi voglio leggere un saggio sul film è un altro discorso.
Ma soprattutto c'è il problema dell'affidabilità. Chi si fiderebbe di critici che hanno definito "bellissimo" il Pinocchio di Benigni o che vanno in brodo di giuggiuole per un qualsiasi film venga da una cinematografia sepolta, ignorata, e giustamente così, tipo chessò U-Carmen?
Insomma non dico che non esistano critici europei leggibili e affidabili, ma in america ce ne sono molti di più.
Sulla leggibilità sono daccordo, è una tipica ossessione americana, ma sui contenuti non tanto.
Certo anche io come prima cosa mi aspetto che una recensione mi faccia capire se il film mi può piacere o meno, ma più in là e contemporaneamente da una recensione che leggo su un settimanale, un mensile o un quotidiano non specializzati (per gli specializzati è chiaro c'è un altro discorso) mi aspetto anche che mi dica qualcosa che non so e non nel senso nozionistico.
Insomma compro un giornale non solo per la notizia (quella ce l'hanno tutti) ma soprattutto per l'opinione e voglio quindi un'opinione che magari poi non condividerò ma che esprime una visione di cinema interessante e seria, cosa che mi fa sempre piacere.
Se poi capita che lo stesso critico che stimo va in brodo di giuggiole per Le Rose Del Deserto di Monicelli, pace. Anche io vado in brodo di giuggiole per Dragon La Storia di Bruce Lee...
gokachu, abbiamo visto un film che tui reputi un must...
Preparati ad una bella discussione appena arriva il post...
Be' "l'opinione interessante e seria" coincide con quel che intendo io con "esprimere un punto di vista e non la verità". Lo ritrovo di piu' nei critici del New Yorker che non in Maurizio Porro, Lietta Tornabuoni, Alsessandra Levantesi, Alberto Crespi o Roberto Nepoti. Ma senza andare sui nomi e cognomi, e' quasi matematico che un film osannato dalla critica europea e stroncato da quella americana sia abbastanza una schifezza. Esempi ce ne sono tanti oltre al solito Pinocchio e ai film ideologicamente "buoni": l'ultimo Tarantino per esempio.
Lietta Tornabuoni a me non dispiace. Ad ogni modo c'è anche da dire che i critici italiani con tutta probabilità li leggi di più di quelli americani.
Sul fatto che se l'America stronca e l'Europa promuove probabilmente il film vale poco. Su Benigni comunque parlerei di eccezione, il benignismo (che passa per l'esaltazione totale per La Vita E' Bella e la commozione (??) per La Tigre E LA Neve) è un male che ha colpito quasi tutti i giornalisti di cinema.
Al pari di questo si potrebbe però citare Allen come esempio di cineasta più apprezzato in europa che in america e a ben donde.
Sei sicuro che la critica americana non apprezzi Allen? Sicuramente non lo apprezza il pubblico americano, ma questo e' tutto un altro discorso
http://www.rottentomatoes.com/m/manhattan/
http://www.rottentomatoes.com/m/match_point/
Allen ha fatto 1000 film in carriera il che vuol dire che qualcuno è anche piaciuto ma moltissimi no.
http://www.rottentomatoes.com/m/scoop/
http://www.rottentomatoes.com/m/anything_else/
http://www.rottentomatoes.com/m/small_time_crooks/
http://www.rottentomatoes.com/m/1084868-celebrity/
http://www.rottentomatoes.com/m/another_woman/
http://www.rottentomatoes.com/m/1018591-september/
http://www.rottentomatoes.com/m/curse_of_the_jade_scorpion/
In linea di massima però non hanno grande stima di lui, lo si vede dal fatto che con l'eccezione di Io e Annie e La Rosa purpurea non lo hanno mai premiato (e non parlo degli oscar che sono un premio di pubblico, ma dei premi della critica come i golden globes) e non lo tengono in considerazione.
Da noi tutt'altro discorso.
Be' non e' che tutti i film di Woody Allen meritino alti hurrah e grida di giubilo, alcuni di quelli stroncati dagli americani non li avrsti stroncati anche tu? Io si. Woody Allen ha fatto molti film di cui parecchi poteva anche non farli. Poi per i premi, anche quelli di critica, entrano sempre in gioco dei meccanismi un po' particolari. Si parlava di recensioni no?
beh il peggior Woody Allen è comunque l'ultimo della categoria "il miglior cinema possibile" e non il primo di quella "i film che non dovevano essere girati".
Sono daccordo con i meccanismi dei premi ma allen ha fatto 43 film e solo 2 sono stati premiati in America, un paese che calcola unicamente il proprio cinema... Insomma mi sembra evidente che lo tengano poco in considerazione.
tutto questo per dire che ci sono delle profonde differenze nel loro modo di vedere e giudicare il cinema (non che sia peggiore) rispetto al nostro e per questo mi fido di meno.
Poi appunto si rischia di considerare per l'Italia solo i critici dei giornali generalisti e per l'America qualsiasi critico. Se parlassimo di Mauro Gervasini, Pier Maria Bocchi, Enrico Magrelli e Aldo Fittante ecc. ecc. penso che potremmo concordare che c'è più da fidarsi di un loro giudizio.
Personalmente di Magrelli mi fido pochissimo, ma ammetto che scrive bene.
Ah, e per l'america si parla dei giornali generalist, NYT, WP, mica del FilmTv americano eh.
L'avevo specificato perchè eravamo finiti su rottentomatoes che li unisce tutti .
Neanche io condivido tutti quelli che ho elencato ma li rispetto e comunque hanno quella dote che mi permette di capire se il film in questione mi farà schifo pure se loro lo esaltano.
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