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26.9.14

L'incredibile storia di Winter il delfino 2 (Dolphin tale 2, 2014)
di Charles Martin Smith

PUBBLICATO SU 
Docu-fiction ad un livello superiore che incrocia il cinema per ragazzi più classico. Il secondo episodio delle avventure del delfino menomato, a cui manca la pinna ma che riesce lo stesso a nuotare grazie ad una protesi, dopo 3 anni torna ed affianca al protagonista altre storie di mammiferi marini in difficoltà che vengono riportati alla vita normale grazie alle attenzione dei biologi marini.
Come mostrano bene le immagini a fine film, la componente di realismo è molto marcata, tutte le storie non solo sono vere (o tratte da fatti veri) ma in certi punti rimesse in scena con una certa fedeltà ai fatti accaduti. Non a caso Winter il delfino 2 si svolge in maniera diversa dai soliti film per ragazzi (non ha un villain, non ha un vero arco narrativo nè difficoltà da superare per i protagonisti), bensì è un'abile giustapposizione di scene di tenerezza tra uomo e animale.

Nel desiderio di realismo e nella rappresentazione di quel che accade con la salvaguardia dei delfini il film riesce anche ad andare contro il proprio buonismo. Una buona parte della trama infatti ruota intorno al fatto che i delfini menomati, in difficoltà o anche solo da curare sono una potente attrazione, una che fa staccare biglietti con il cui prezzo viene pagato tutto quanto. Winter in particolare è il re di tutto questo circo e in molti vorrebbero sacrificare la libertà di alcuni delfini per la possibilità di tenere Winter nel proprio centro/parco (secondo una legge americana chi tiene un delfino deve tenerlo in coppia altrimenti questo viene trasferito dove può essere affiancato ad un altro della propria specie).

Un film, anzi una coppia di film, di questo richiamo e questa fattura (perfetta, anzi straordinaria dato l'oggetto raccontato, un tipo di cinema che nessuno può copiare, nessuno può rifare, nessuno sa nemmeno immaginare se non gli americani) rientra infatti a pieno in quel sistema di sfruttamento dell'immaginario degli animali da salvare che finanzia il salvataggio stesso. Non c'è nulla di male, tuttavia è un cortocircuito d'immagine non da poco che gli animali possano essere curati e salvati solo grazie all'esposizione mediatica e non che si può poi fare di essi.

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