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12.9.19

Angry Birds 2 (id., 2019)
di Thurop Van Orman e John Rice

Una cosa va detta: Angry Birds 2 è divertente. Ci sono molte cose che non è: non è interessante, non è nuovo, non è inventivo e non è di certo magistrale. Ma divertente lo è. Quel lavoro sporco di raccontare l’usuale in modi usuali (di cui altri sono stati pionieri) questo film lo fa molto bene. Ovviamente il suo target è bassissimo quanto ad età e un po’ del film è diretto ai genitori in maniera esageratamente smaccata con nessuna sfumatura (più che altro riferimenti agli anni ‘90), ma quando viene il momento di divertire per immagini Angry Birds 2 lo sa fare. Ha un gran ritmo di gag, uno molto migliore del primo e anche le caratterizzazioni dei comprimari o dei personaggi dello sfondo sono migliori.

Certo, al secondo film tratto dalla serie di videogiochi per dispositivi mobili Angry Birds Rovio Animation (che qui collabora con Sony Animation) ha deciso di copiare ancora più che nel primo tutto il resto dei cartoni per il cinema. Per essere precisi copia tutti gli elementi di successo dei lungometraggi animati di questi anni e li mescola insieme per il proprio di successo. Bisogna plasmare personaggi privi di vera mitologia (quindi tutta da creare) e la scelta è farlo per somigliare a personaggi di successo e per poter accogliere e vivere dinamiche di successo.

Ci sono dei pulcini le cui avventure contrappuntano la trama principale come in L’Era Glaciale fanno le gag di Scart e la sua ghianda, c’è l’uso assassino delle canzoni rock e pop di cui Shrek è stato pioniere ma che ha contaminato quasi tutta l’animazione non-Disney e non-Pixar, c’è un feeling tipico da Illumination ma da quella casa viene preso il cambiamento più evidente e forse più significativo: i maiali verdi diventano i Minion.
Era chiaro che i Minion, con quel successo di marketing pazzesco avrebbero condizionato tutta l’animazione a venire, il loro paradigma e il loro modo di presentare esserini tutti uguali se non per un dettaglio ha sostituito quello “arti e mestieri” dei puffi, semplificato e banalizzato. Nel più classico dei ribaltamenti da sequel per il quale i nemici diventano amici (accadeva anche ad Apollo Creed ma qui il sapore è quello di Fast & Furious, cioè la minaccia che poi entra nella famiglia e diventa parte della squadra) i maiali sono protagonisti con il medesimo misto di slapstick e presa in giro o anche caratterizzazione dei Minion (solo che parlano).

Questo non è in sé un peccato mortale per un film che palesemente non vuole essere originale ma è impossibile non notarlo. Angry Birds 2 ha le potenzialità narrative di un episodio tv di un’ipotetica serie animata, perché il protagonista ha sì un arco narrativo (si sente inutile senza una minaccia da cui salvare la sua gente) ma questo non è davvero compiuto, non lo modifica e non gli fa affrontare sfide reali. La minima evoluzione dei protagonisti è marginale nella centralità, nell’approfondimento e nella qualità. Non è la storia di nessuno questo film insomma, è la storia di un singolo evento.
In ogni momento la risata facile è preferita alla coerenza narrativa come in una parodia di Mel Brooks, in cui può accadere di tutto senza regole. Certo senza quella follia geniale di Brooks e più con una buona conoscenza (di nuovo) di quello che hanno fatto gli altri. Allora cosa è esattamente Angry Birds 2? Che tutto copia e poco crea, che ha una storia che è il massimo dell’usuale e che pare un episodio di una serie animata? Non è chiarissimo. Però è divertente.

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