Inteso come un lungo racconto del decennio dal 1918 al crack del '29, I Ruggenti Anni Venti diventa invece uno dei più completi e interessanti gangster movies.
Incentrato sul sogno americano rovesciato (come già Scarface prima di lui) e sulle tematiche di colpa e perdono immortali per il cinema americano, il film di Raoul Walsh, si discosta ben presto dalla semplice narrazione e descrizione dello zeitgeist di un'epoca per raccontare la parabola dell'ennesimo eroe walshano, determinato volitivo e pieno di qualità.
Eppure I Ruggenti Anni Venti ha mancato di coinvolgermi, nonostante lo stile di regia e di racconto (che mai come in Walsh sono una cosa sola) siano come al solito sopraffini e invisibili a livelli inauditi (anche quando si palesa con le sovrimpressioni), questa volta è l'intreccio, seppur tipico, a mancare di mordente.
Le motivazioni possono essere molte tutte riassumibili, personalmente, nel fatto che la pellicola ha retto male al tempo. Più vedo i film gangsteristici pre anni '40 più mi sembra che siano stati sorpassati a destra dal noir, inevitabilmente.
I film di gangster, pur avendo molto in comune con i noir, mancano di descrivere la vera essenza della tragedia moderna, cioè l'uomo che perde tutto per una passione torbida e lussuriosa nei confronti di una dark lady e per questo vengono sorpassati.
La donna angelo che tormenta James Cagney in I Ruggenti Anni Venti, non è certo una cospiratrice, non è una donna forte nè un'anima in pena che cerca redenzione (foto a destra). E' semplicemente una donna che si trova in mezzo a qualcosa di più grande la cui psicologia è messa da parte per far spazio al dramma (quasi privato) del piccolo meccanico diventato per necessità grande gangster.
In questa chiave di evoluzione dei generi anche il ruolo di Bogart (l'ultimo da comprimario) sembra ridimensionato e sminuente.
Incentrato sul sogno americano rovesciato (come già Scarface prima di lui) e sulle tematiche di colpa e perdono immortali per il cinema americano, il film di Raoul Walsh, si discosta ben presto dalla semplice narrazione e descrizione dello zeitgeist di un'epoca per raccontare la parabola dell'ennesimo eroe walshano, determinato volitivo e pieno di qualità.
Eppure I Ruggenti Anni Venti ha mancato di coinvolgermi, nonostante lo stile di regia e di racconto (che mai come in Walsh sono una cosa sola) siano come al solito sopraffini e invisibili a livelli inauditi (anche quando si palesa con le sovrimpressioni), questa volta è l'intreccio, seppur tipico, a mancare di mordente.
Le motivazioni possono essere molte tutte riassumibili, personalmente, nel fatto che la pellicola ha retto male al tempo. Più vedo i film gangsteristici pre anni '40 più mi sembra che siano stati sorpassati a destra dal noir, inevitabilmente.
I film di gangster, pur avendo molto in comune con i noir, mancano di descrivere la vera essenza della tragedia moderna, cioè l'uomo che perde tutto per una passione torbida e lussuriosa nei confronti di una dark lady e per questo vengono sorpassati.
La donna angelo che tormenta James Cagney in I Ruggenti Anni Venti, non è certo una cospiratrice, non è una donna forte nè un'anima in pena che cerca redenzione (foto a destra). E' semplicemente una donna che si trova in mezzo a qualcosa di più grande la cui psicologia è messa da parte per far spazio al dramma (quasi privato) del piccolo meccanico diventato per necessità grande gangster.
In questa chiave di evoluzione dei generi anche il ruolo di Bogart (l'ultimo da comprimario) sembra ridimensionato e sminuente.
2 commenti:
sto cercando di recuperare proprio in questi giorni qualche gangster movie dell' epoca quindi questo post non può ch farmi piacere..c'è un trattato di warshow su gangster movie degli anni 30 molto interessante che ho letto in questi gionri..te lo consiglio se riesci a trovarlo..
che mito james cagney.
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