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27.7.08

La Paura Mangia L'Anima (Angst essen Seele auf, 1974)
di Rainer Werner Fassbinder

La Paura Mangia L'Anima (anche noto da noi come Tutti Gli Altri Si Chiamano Alì) parte da Secondo Amore di Sirk, ne conserva l'impianto della trama e in un certo senso lo spirito, e soprattutto scopro ora che è anche alla base di Lontano Dal Paradiso il quale non solo rielabora Sirk ma lo fa attraverso l'esperienza di Fassbinder ricostruendo nel suo film un percorso evolutivo non di un genere ma di una trama. Geniale!

Ad ogni modo La Paura Mangia L'Anima è curiosamente recitato malissimo (e l'ho visto in versione originale, non oso pensare a quella doppiata!), se si esclude Brigitte Mira gli altri attori sono abbastanza monocorde e non aiuta di certo la direzione "straniante" di Fassbinder. Il film così prende immediatamente una piega molto netta.
Pochissima colonna sonora e molto ben dosata, grandi silenzi espressivi, anzi "incredibilmente espressivi" data la cattiva recitazione, o forse paradossalmente proprio per quella. La fissità dei volti, le parole pronunciate in maniera stentata (uno dei due protagonisti è un immigrato e non parla bene il tedesco) e i pochi gesti di tutti i personaggi che contornano la protagonista alla fine costruiscono senso. Lungi dall'essere difetto della pellicola diventano strumento espressivo amplificato dai silenzi.

La Paura Mangia L'Anima nonostante operi una critica sociale che oggi appare all'acqua di rose e nonostante lo faccia con un certo manicheismo, riesce lo stesso ad essere programmaticamente metaforico (la scena la bar dopo la pioggia con i tavolini gialli è emblematica) e misteriosamente comunicativo.

I personaggi spesso inquadrati attraverso la cornice che creano porte e finestre, incastrati nelle loro case (ma questo viene da Secondo Amore) si agitano pur rimanendo fermi, tutti agiti da Emmi, la protagonista, unico personaggio veramente attivo che fa ruotare il mondo intorno a sè. Un mondo cattivo e quindi immobile per contrasto al dinamismo della parte indubitabilmente buona del film (l'avevo detto che c'era un po' di manicheismo...).

Fenomenale infine la chiusura del film ottimista e pessimista al tempo stesso, moderna e antica al tempo stesso, dolce e amara al tempo stesso. Una malattia che arriva a rompere l'idillio come sempre nei melodrammi classici, causata dalla cattiva condizione degli immigrati in Germania, che non sarà curata di certo con l'amore ma questo non impedirà di tentarlo disperatamente.

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