Che in James Gunn ci fosse più di quel che appariva dai film Troma di fine anni '90 era evidente per chi avesse amato Super e per chi conoscesse la sua piccola webserie PG Porn. Divertente e abile nel raccontare storie, determinato a pretendere di più dal cinema (più del solo divertimento ma mai meno del solo divertimento) e ora, abbiamo visto, anche capace di gestire una macchina complicata e pericolosa come può essere un grande blockbuster, fatto di attori primedonne, set ampi e difficili da controllare oltre che a scene che mescolano reale e digitale, produzione e postproduzione.
Prima di iniziare a lodare Gunn sarebbe però cretino non notare come i Marvel studios siano oggi la realtà produttiva più solida di Hollywood, l'unica capace di prendere i migliori talenti tra quelli che non hanno mai lavorato in ambienti giganteschi o a film che hanno l'obiettivo di incassare centinaia di migliaia di dollari, di affidargli per la prima volta in carriera macchine complicate, lasciargli libertà creativa in fase di scrittura e fare in modo che riescano lo stesso a dare il meglio. L'hanno fatto con Jon Favreau, con Joss Whedon e ora con James Gunn. E i risultati parlano chiaro.
I guardiani della galassia è diverso da Iron Man, diverso da I vendicatori e da tutti i migliori film Marvel ma ne ha lo spirito, cioè quel senso di baracconesco divertimento che in ogni momento fuoriesce da un rigore cinematografico impeccabile. Film scritti con attenzione maniacale allo scorrere della storia e al ritmo che riescono anche a vivere della forza delle singole scene. Ritmo e dettaglio, forza e precisione.
In I guardiani della Galassia poi, più ancora che in passato (vista già la provenienza da fumetti peculiari), è presente uno spirito gioioso che ricorda il cinema di qualche decennio fa, l'intrattenimento colorato e spudorato del cinema anni '80 nella sua miglior forma, quella che non prescinde mai da una cura dei meccanismi che rendono un film godibile. C'è un mancanza di rispetto per molte delle regole del cinema ad alto budget (quelle che evitano di "rischiare") al pari di una voglia di riscoprire il grande cinema d'avventura (quello degli scenari esotici e delle storie remote) che è davvero rinfrancante.
Sebbene non inesorabile come Avengers (quello davvero un caso da studiare: mostruoso e commovente, intenso e superficialissimo al tempo stesso) il capolavoro di James Gunn, gioca nel terreno di Guerre Stellari, dà allo studio tutto ciò di cui ha bisogno (botti, botte, carica sessuale, battutacce e personaggio memorabili) e al tempo stesso confeziona una piccola opera personale fatta di una selezione musicale non per forza banale (era una vita che non sentivo i 10cc), usata benissimo in chiave emotiva per evocare ricordi del personaggio e dello spettatore, di piccole memorie generazionali, inside jokes e diverse trovate clamorose. È un film che abbatte steccati e ancor una volta ci costringe a ridefinire quello che intendiamo con blockbuster.
Sarebbe infatti cretino non riconoscere in film come I guardiani della galassia il ritorno di qualcosa che ciclicamente il cinema riesce a riproporre: l'unione del commerciale e dell'autoriale, usare registi con un tocco personale, lasciare loro margine di manovra e riuscire a farli lavorare "nel sistema" cioè per film che devono incassare e molto. Non siamo dalle parti della New Hollywood che riusciva a fare film commerciali ma molto più sbilanciati su temi non commerciali e svolgimenti sperimentali, ma nemmeno nel mainstream insapore, nello studio service o nel cinema di mera cassetta e senz'anima.
2 commenti:
Divertentissimo, grande ritmo e, vorrei sottolineare, concept art di personaggi e ambientazioni di livello stratosferico così come la realizzazione finale. Quelli che hanno fatto John Carter, per citare un film che ho visto qualche settimana fa, possono andarsi a sotterrare...
Hai notato la citazione di Space Invaders??
Si non avevo detto del concept ma è vero.
Si si notata e ho goduto un botto
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